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del muro, le mani dietro la schiena, e zufolando
un arietta. Eh, non vi perdete d animo, mastro Croce,
che non casca il mondo per questa volta! Mastro Cro-
ce da don Silvestro si lasciò menar via e metter alla tavo-
la d abete del consiglio, col calamaio davanti; ma dei
consiglieri non c erano altri che Peppi Naso il macellaio,
Letteratura italiana Einaudi 91
Giovanni Verga - I Malavoglia
tutto unto e colla faccia rossa, che non aveva paura di
nessuno al mondo, e compare Tino Piedipapera.
Quello lì non ha nulla da perdere! vociava dall uscio la
Zuppidda, e ci viene per succhiare il sangue alla povera
gente, peggio di una sanguisuga, perché vive alle spalle
del prossimo, e tiene il sacco a questo e a quello per fare
le birbonate! Razza di ladri e di assassini!
Piedipapera, sebbene volesse far l indifferente, pel
decoro della carica, finì col perdere la pazienza, e si
rizzò sulla gamba storta, gridando a mastro Cirino, l in-
serviente comunale, il quale era incaricato del buon or-
dine, e per questo ci aveva il berretto col rosso quando
non faceva il sagrestano: Fatemi tacere quella linguac-
cia là.
Eh, a voi vi piacerebbe che nessuno parlasse, eh!
compare Tino?
Come se tutti non lo sapessero il mestiere che fate,
che poi chiudete gli occhi quando Ntoni di padron
Ntoni viene a parlare con vostra figlia Barbara.
Gli occhi li chiudete voi, becco che siete! quando
vostra moglie fa il comodino alla Vespa, la quale viene
tutti i giorni a mettersi sulla vostra porta per cercare Al-
fio Mosca, e voi altri tenete il candeliere. Bel mestiere!
Ma compare Alfio non vuol saperne, ve lo dico io; ci ha
pel capo Mena di padron Ntoni, e voi altri ci perdete
l olio della lucerna, se la Vespa ve l ha promesso.
Ora vengo a romperti le corna! minacciò Piedipa-
pera, e cominciò ad arrancare dietro la tavola d abete.
Oggi va a finir male! borbottava mastro Croce
Giufà.
Ohè! ohè! che maniere son queste, vi par d essere
in piazza! urlava don Silvestro. Volete scommettere
che vi caccio fuori tutti a calci? Ora l aggiusto io questa
faccenda.
La Zuppidda non voleva sentirne affatto d aggiustar-
la, e si dibatteva contro don Silvestro il quale la spingeva
Letteratura italiana Einaudi 92
Giovanni Verga - I Malavoglia
fuori tirandola pei capelli, e poi se la menò in disparte
dietro il rastrello della chiusa.
Infine che volete? le disse come furono soli, a voi
che ve ne importa se mettono il dazio sulla pece? forse
che lo pagate voi o vostro marito? o non devono pagarlo
piuttosto quelli che hanno bisogno di far accomodare le
loro barche? Sentite a me: vostro marito è una bestia ad
essere in collera col municipio, e a far tutto questo
chiasso. Ora si devono fare gli assessori nuovi, in cam-
bio di padron Cipolla o di massaro Mariano, che non
valgono niente, e si potrebbe metterci vostro marito.
Io non ne so nulla, rispose la Zuppidda, calmatasi
tutt a un tratto. Io non me ne immischio negli affari di
mio marito. So che si mangia le mani dalla collera. Io
non posso far altro che andare a dirglielo, se la cosa è
certa.
Andate a dirglielo, è certo come è certo Dio, vi di-
co! Siamo galantuomini o no? santissimo diavolo!
La Zuppidda partì correndo a prendere suo marito, il
quale stava rincantucciato nel cortile a cardar stoppa,
pallido come un morto, e non voleva escire per tutto
l oro del mondo, gridando che gli facevano fare qualche
sproposito, santo Dio!
Per aprire il sinedrio, e vedere che pesci si pigliavano,
ci mancava ancora padron Fortunato Cipolla, e massaro
Filippo l ortolano, i quali non spuntavano mai, sicché la
gente incominciava ad annoiarsi, tanto che le comari
s erano messe a filare lungo il muricciuolo della chiusa.
Infine mandarono a dire che non venivano perché
avevano da fare; e il dazio, se volevano, avrebbero potu-
to metterlo senza di loro. Il discorso di mia figlia Betta
tale e quale! brontolava mastro Croce Giufà.
Allora fatevi aiutare da vostra figlia Betta! esclamò
don Silvestro. Baco da seta non fiatò più e continuò a
masticarsi fra i denti il suo brontolio. Ora, disse don
Silvestro, vedrete che i Zuppiddi verranno loro stessi a
Letteratura italiana Einaudi 93
Giovanni Verga - I Malavoglia
dire che mi danno la Barbara, ma voglio farmi pregare,
io.
La seduta fu sciolta senza concludere nulla. Il segreta-
rio voleva un po di tempo per prender lume; in questo
mentre era suonato mezzogiorno e le comari se n erano
andate leste leste. Le poche che erano rimaste, come vi-
dero mastro Cirino chiudere la porta e mettersi la chiave
in tasca, se ne andarono anch esse pei fatti loro di qua e
di là, chiacchierando degli improperii che s erano detti
Piedipapera e la Zuppidda.
La sera Ntoni di padron Ntoni seppe quelle chiac-
chiere, e sacramento! voleva fargli vedere che era stato
soldato, a Piedipapera! Lo incontrò giusto che veniva
dalla sciara, vicino alla casa dei Zuppiddi, con quel suo
piede del diavolo, e cominciò a dirgli il fatto suo, che era
una carogna, e si guardasse bene dal dir male dei Zup-
piddi e di quel che facevano, che lui non ci aveva nulla a
vedere. Piedipapera non aveva la lingua in tasca. O
che ti pare che sei venuto da lontano a fare lo spacca-
montagne, qui?
Son venuto a rompervi le corna, se aggiungete altro.
Alle grida la gente si era affacciata sugli usci, e si era
radunata una gran folla; sicché si azzuffarono perbene, e
Piedipapera, il quale ne sapeva più del diavolo, si lasciò
cadere a terra tutto in un fascio con Ntoni Malavoglia,
che così non valevano a nulla le gambe buone, e si avvol-
tolarono nel fango, picchiandosi e mordendosi come i
cani di Peppi Naso, tanto che Ntoni di padron Ntoni
dovette ficcarsi nel cortile dei Zuppiddi, perché aveva la
camicia tutta stracciata, e Piedipapera lo condussero a
casa insanguinato come Lazzaro.
Sta a vedere! strepitava ancora comare Venera, do-
po che ebbero chiusa la porta sul naso ai vicini, sta a ve-
dere che in casa mia non sono padrona di fare quello
che mi pare e piace. Mia figlia la do a chi vogl io.
La ragazza, tutta rossa, s era rifugiata in casa, col cuo-
re che gli batteva come un pulcino.
Letteratura italiana Einaudi 94
Giovanni Verga - I Malavoglia
Ti ha mezzo strappata quest orecchia! diceva com-
pare Turi versando adagio adagio dell acqua sulla testa
di Ntoni. Morde peggio di un cane corso, compare Ti-
no!
Ntoni aveva ancora il sangue agli occhi, e voleva fare
un precipizio.
Sentite, comare Venera, disse allora davanti a tutto
il mondo, per me se non mi piglio vostra figlia non mi
marito più. E la ragazza sentiva dalla camera. Questi
non son discorsi da farsi ora, compare Ntoni; ma se vo-
stro nonno dice di sì, io per me non vi cambio per Vitto-
rio Emanuele. Compare Zuppiddu intanto stava zitto
e gli dava un pezzo di salvietta per asciugarsi; dimodo-
ché Ntoni quella sera se ne andò a casa tutto contento.
Ma i poveri Malavoglia, come avevano saputo della
sua rissa con Piedipapera, si aspettavano di momento in
momento l usciere che venisse a scacciarli dalla casa,
giacché Pasqua era lì vicina, e dei denari del debito, a
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